giovedì 31 gennaio 2008

Muro di ghiaccio


Devo smetterla di acconciarmi come un carciofo, anche sciare richiede dignità. Me ne sto seduta in mezzo alla pista, fumando un'ossigenata sigaretta, osservando qli altri sciatori. Fichi, con accessori e indumenti all'ultima moda, sciata fluida e sicura, risultato di violenze infantili. Sbattuti dai genitori sugli sci a tre anni, ancora deambulanti, convinti che lo sci sia indispensabile per l'inserimento nell'high society milanese. Io non sono una di loro, mai stata. Avevo un'altra idea di mondanità, il salotto rarefatto mi faceva venire sonno, preferivo situazioni più adrenaliniche. La fascia che ho in testa per ripararmi le orecchie mi solleva tutti i capelli a ventaglio, dandomi un'espressione ridicola, la tuta anni settanta, gli scarponi "Competition" ultima generazione dei miei sedici anni, non aiutano. Per non parlare dell'affronto degli sci a noleggio! Sono un'immagine d'altri tempi, proiezione triste della mia adolescenza. Una donna di 43 anni, un marito, due figlie, in vacanza a Cervinia, condivide la pista con un adolescente che ancora s'impunta capricciosa sulla pista, non volendo scendere il muro di ghiaccio. La mia vita è un disastro, con mio marito c'è un tacito accordo; io i figli e la casa, lui il lavoro. Credo che mi abbia fregato. Io mi alzo presto tutti i giorni e corro senza tregua tutta la settimana, appresso alle esigenze di tutti. Week-end compresi. Io, per me non ho niente, se non un paio d'occhiaie che mi arrivano alle ginocchia. La mia amica mi critica perché non mi faccio il botulino, ma chi ha il tempo e poi sento già mio marito: che spreco di soldi, i capricci da donne frivole! Che ne sa lui, di come s'invecchia alla velocità della luce! Forse un giorno prenderò coraggio, adesso buttiamoci giù da questo muro.

mercoledì 30 gennaio 2008

Cadavere squisito. Un Contest letterario

Cos'è un contest poetico-letterario? E’ un concorso, indetto da un blog. Essendo questo un blog letterario, il concorso che indiciamo sarà un concorso poetico.

Perchè “Cadavere squisito“?Di cosa si tratta?
Di scrivere da uno a dieci versi e inviarceli. Il risultato finale sarà randomizzato verso per verso, mescolando con un programma apposito tutti i contributi realizzati e sarà pubblicato su Parole, immagini, gesti, allo scadere del contest.

Qual è lo scopo di questo contest?Quello di trovare nuovi e valenti autori da aggregare a questo blog. La redazione selezionerà i contributi, visionando anche i blog degli autori e si riserverà di segnalare e/o invitare i migliori -a suo insindacabile giudizio- a scrivere su Parole, immagini, gesti.

Ecco il link:

http://apolide.wordpress.com/cadavere-squisito-in-rete-contest-poetico/

Io ho partecipato con questi versi:

“SEI PROPRIO COME IN QUESTA FOTO”

Impunita, testarda e capricciosa!
Ma hai un cuore grandissimo, sempre pronto a donarsi,
sempre meravigliosamente colmo di gioia.
Tu sei il fuoco scintillante e vitale,
un guerriero senza paura,un leoncino arruffato sempre in azione.
Tu sei il Sole, come tua sorella è la Luna.
In una vita, ho avuto l’universo intero.
Ringrazio Dio per questi meravigliosi regali!

“Le promesse in amore
sono come sabbia
buttata dentro
il vortice del tempo.”

mercoledì 16 gennaio 2008

Lo specchio

Prendo il coraggio. La mia amica si sarebbe preoccupata di andare a prendere le bambine a scuola, mio marito avrebbe organizzato la cena… tutto a posto. ” Mamma, mamma, ma dove vai oggi?”. “Mamma va in un circolo letterario, una riunione d’artisti che leggono poesie e racconti, vado ad ascoltare delle belle storie”. Accettano la cosa, anche se mamma non si allontana mai da loro, ma mamma è anche un po’ strana a volte!
Mi dirigo alla piccola stazione, compro un biglietto e salgo. Il viaggio non è molto lungo ma porto con me un libretto, titolo “il Segreto”. Non ho voglia di leggere, sto in ansia, chissà se sto facendo la cosa giusta? La gente che passa mi lancia uno sguardo, quasi sorpresa di trovarmi lì. Di fatti non c’entro niente con questi pendolari vestiti goffamente, donne troppo truccate, o troppo poco, ragazzi con zaini pesanti e sdruciti, bambini piccoli in piedi, lo sguardo sperduto e la mano alla mamma. Sono una bella donna, elegante, ma non classica, dall’aria pulita e solare e non prendo mai il treno.Arrivo a Termini, una passeggiata a piedi, il luogo dell’appuntamento non è molto distante. C’è odore di cibo orientale, molta cipolla fritta, mi prende una leggera nausea, sarà che sono a digiuno. Vado sempre ad acqua il giorno dopo.Il numero 66, toh, guarda, mi ricorda qualcosa. Un gran portone ottocentesco mi guarda cattivo, mettendomi a disagio. Scruto il citofono, niente. Ho sbagliato, era il 66/a. Davanti a me una scala stretta che scende nel sottosuolo, squallida, il pensiero è scontato. Cerco con lo sguardo qualcuno che possa aiutarmi a capire se sono nel posto giusto, ma nessuno sembra accorgersi di me, quasi fossi trasparente. Una donna si sta servendo del caffé da un thermos, un’altra sta componendo un vassoio di pasticcini, una giovane coppia sta parlando a bassa voce, appoggiata al muro.
Cerco appigli leggendo i volantini sulla parete… i Dieci passi… da ripetere ogni giorno, come la Preghiera. Oddio! Sono finita in mezzo ad un branco di sfigati moralisti e pure cattolici! Mi decido e domando. Un’arcigna signora mi assicura che sono nel posto giusto, la riunione sta per iniziare. Capisco subito che ci sono dei rituali da rispettare, da setta. La situazione mi piace sempre meno. L’oratore annuncia l’inizio, è la donna arcigna. “Mettiamoci tutti in cerchio e recitiamo la preghiera laica… Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso, la saggezza di conoscerne la differenza”.
Poi tutti seduti: “Maria, alcolista, oratore della serata, oggi abbiamo dei nuovi amici, con nuove storie da raccontare, ascoltiamoli…”. A turno si presentano, “ciao sono Paolo alcolista…. Barbara… alcolista, Rosa… alcolista…” tocca a me, “Elisa… punto!” Mi guardano tutti, ma come non sono una di loro? Colgo lo stupore e aggiungo…”scusate sono nuova, vorrei prima capire”.“Il primo passo per risolvere un problema è ammettere di avercelo!” Risponde la donna arcigna. Si, è vero, infatti, sono qui, anche se continuo ad avere dei dubbi, stronza.È vero che ho un problema, ma mi dai il tempo di digerirlo e di fare delle considerazioni!Non mi faccio deprimere e mi metto in ascolto. Ho imparato che i maestri non sempre sono coerenti con quello che insegnano, l’importante è quello che tu riesci a capire e fare tuo. Le storie sono terribili, lancinanti, vere storie, di veri disperati, che hanno perso anche l’ultimo treno della vita. L’oratore è colui che ce l’ha fatta, che ha vinto, è un figlio di Dio. Tutti vorrebbero essere oratori.
In questa cantina, senza finestre, osservo i loro volti segnati, questa sera molti si siederanno, ancora una volta, davanti alla loro cara e consolante amica, la bottiglia e nient’altro. Sono impressionata, sconvolta, m’immedesimo, mi rattristo, come al solito mi ribello. In questo desolante panorama, mi chiedo con che diritto sono qui a giudicare, pur riconoscendo delle analogie con la mia storia. Io non sono ancora caduta in quest’inferno senza ritorno, è ancora una mia scelta, un libero arbitrio. Passo la parola, non me la sento. Ho la consapevolezza che pochi di loro ce la faranno. Torno alla stazione, la stessa strada, lo stesso odore di cipolla rivoltante… la stessa nausea… una tachipirina e domani si vedrà.

Because the night

http://it.youtube.com/watch?v=0brHGJ6xqbk&NR=1

domenica 6 gennaio 2008

Il vestito


La porta si aprì. L'attore l'accompagnò al buffet, le afferrò una mano e da una salsiera le versò una cucchiaiata di polvere bianca, nell'altra della vodka. L'euforia non tardò. Una donna le chiese di seguirla. Un lungo corridoio e fu invitata ad entrare. In quella stanza da letto in penombra, l'attore e il padrone di casa, seduti accanto ad una lampada antica, avrebbero solo guardato. La donna la baciò in bocca e lentamente le tirò giù la cerniera del vestito, scelto fin troppo bene. In una frazione di secondo i suoi pensieri s'impastarono, un po' come la lingua, e si ritrovò nuda. La donna l'accompagnò lentamente verso il letto, portata per mano come una piccola bambina cattiva. La donna si spogliò, tirò fuori del cassetto oggetti dall'aria spaventosa e unguenti vari. La donna iniziò a lavarla con la lingua, i due uomini tirarono fuori i loro sessi attenti. La donna la toccava ed esplorava i suoi spazi con le dita. Il piacere cominciò a salire piano, confuso dalle sue alitate alcoliche. I due uomini si contorcevano. Il tempo intrappolato in quel girone splendidamente infernale. Uno dei due si alzò e le venne accanto. Il suo pene le apparve così vicino, che avrebbe potuto leccarlo, solo la distanza di una lingua. Non poté resistere Elisa. Poggiò le labbra ed elargì il suo dono, fremendo, eccitata dalla sua eccitazione e dalla donna, che simulava quella penetrazione orale, con un grosso sesso di gomma. In un attimo Elisa si ritrovò il suo sapore in bocca, colante e purificatore. L'altro uomo, anche lui, esausto e stordito sulla poltrona. Elisa si rivestì, prese una manciata di polvere bianca, se la mise in tasca e si avviò. Erano quasi le quattro del mattino. Le luci della città scorrevano silenziose dal finestrino. Infilò la mano in tasca al suo bel vestito e si ciucciò le dita… sorridendo. .