mercoledì 30 dicembre 2009

"Nuovi territori inesplorati". Presentazione e reading





Alla libreria Piermario di Latina è stata presentata l'antologia della P.A.R.A.D acnonimo di Anna Profumo, Aldo Ardetti, Daniela Rindi, Bruno Di Marco, Una raccolta di racconti pubblicati sul quotidiano "Il Territorio" nell'anno 2009. Con noi l'ospite d'onore: Monsieur Mont Blanc!

sabato 19 dicembre 2009

Presentazione e reading al Simposio del "Bit dell'avvenire" curato da Anonima Scrittori



Il 17 dicembre al Simposio di Roma...




il mio racconto
Tom

Tom – Daniela Rindi

Elisa sfoglia nervosamente il quindicinale degli annunci cercando sotto la voce “Lavoro Offresi”. Da quando si è separata dal marito è diventata un’ossessione, oltre che una necessità primaria. “Cercasi neolaureata”…no, “Cercasi donna sotto i trent’anni”…no.
“Cercasi signora con bella presenza, spigliata, automunita per lavoro di rappresentante in importante multinazionale”…eccolo! Elisa prende in mano il telefono e compone subito il numero.
“Buongiorno, chiamo per quell’annuncio, l’offerta di rappresentante…sì ho l’auto, ma quale sarebbe il prodotto?...un elettrodomestico all’avanguardia?...sì so cucinare, ma non è la mia passione, sa… il tempo non basta mai…ottimo?...ah va bene, se è proprio quello che cercate …ci vediamo domani alle 10…grazie mille…”
Deve fare dimostrazioni porta a porta di un robottino tuttofare e la qualità primaria che bisogna possedere non è una laurea, una specializzazione, un curriculum dignitoso, ma un banalissimo “non saper cucinare”. Niente di più facile per una che riesce a mangiare la pasta al forno di prima mattina pur di non mettere su il caffè, o che riesce a cucinare nel forno anche il fegato.
Due giorni dopo Elisa è già in macchina con il suo bell’apparecchio nel cofano diretta al primo appuntamento. Non ha molta affinità con la toponomastica, si perde facilmente e non ha nessun senso dell’orientamento per cui, visto che la maggior parte dei suoi possibili acquirenti sulla lista ricevuta dalla ditta, vivono nell’hinterland , si è procurata un satellitare, un TomTom. Lo ha scelto per il nome evocativo e simpatico e ha già selezionato una calda voce maschile, che non la fa sentire più sola di quello che è.
La giornata autunnale è piacevolmente tiepida e soleggiata, di buon auspicio. Elisa ha impostato la sua prima via sul TomTom. La sta guidando perfettamente, segnala i punti di rifornimento, gli apparecchi per il controllo della velocità e l’ avverte delle svolte sempre per tempo. Incredibile la precisione. Questi apparecchi sono proprio l’invenzione che fanno per una come lei, che ha sempre e solo avuto come punto di riferimento la strada di casa sua. Gli occhi sul mondo che lei non ha mai avuto. Chissà, se avesse scoperto prima Tom, forse non avrebbe perso un marito dopo 18 anni di matrimonio.
Tom l’ha appena fatta arrivare al casello, paga e la voce della signorina del fast-pay chiede cortesemente di aspettare la ricevuta, poi sempre soavemente ringrazia e augura buon viaggio. “Certo che le sanno scegliere bene queste voci registrate, sembrano esseri umani in carne ed ossa.” Pensa Elisa sorridendo. Riprende il viaggio affidandosi nuovamente alla calda voce di Tom. E, dopo una buona mezz’ora di macchina, Elisa si ritrova nuovamente al casello di prima. La voce del fast-pay, sempre eroticamente gentile, le ricorda ancora la ricevuta e le augura buona prosecuzione.
“Perché sono ancora qui? Com’è possibile? Ci dev’essere qualcosa che non va…”
Elisa indirizza nuovamente il TomTom, forse inavvertitamente ha dato un comando sbagliato e si è impostato per il ritorno al punto di partenza. Elisa riprova e riparte. Dopo un’altra mezz’ora di viaggio l’auto viene riportata allo stesso casello, davanti alla medesima cassa. La voce di Tom che dice: “Destinazione raggiunta.”
“Ma come destinazione raggiunta? Ma se sono di nuovo alla stessa uscita?”
Inutile domandare al fast-pay, è solo una voce programmata, qui non c’è nessun essere umano che ragioni col cervello suo, pure quel tizio dell’Anas fermo laggiù sembra che faccia prendere solo aria alla sua divisa. Elisa scoraggiata decide di rinunciare al suo primo appuntamento e di fare un salto al negozio dove ha acquistato Tom. È ancora in garanzia, quindi l’inserviente può revisionarlo e capire dove Elisa può aver sbagliato. Il ragazzo del negozio, un bel tipo, simpatico e cordiale esamina subito l’apparecchio comunicandole in breve la corretta funzionalità. Anche le impostazioni sono state inserite correttamente, neanche lui capisce cosa può essere successo.
Suggerisce ad Elisa di riprovare con un altro indirizzo e ripartire. Elisa - rinfrancata dalle sue parole - decide di ascoltarlo, in macchina prende un nuovo indirizzo e dà le coordinate a Tom, il quale intercetta subito il satellite e inizia a guidarla con la sua calda e suadente voce. Dopo altri quaranta minuti di viaggio imbocca nuovamente la corsia del solito casello. La voce femminile del fast-pay annuncia il buongiorno, chiede l’importo dovuto, ricorda la ricevuta e saluta nuovamente.
Elisa va su tutte le furie, non è possibile, questa storia sta diventando ridicola! Decide di tornare a casa e di collegare il TomTom al computer. Forse ha solo bisogno di un aggiornamento, può essere che sia impostato su una vecchia mappa stradale che vede l’uscita dalla città solo da quel casello. In fondo le vie cambiano in continuazione e ci sono blocchi per i lavori in corso ovunque. Al computer esegue le operazioni seguendo le istruzioni alla lettera ed effettivamente sembra che Tom avesse bisogno di nuove coordinate.
Il mattino seguente, lasciate a scuola le bambine, riprende la sua marcia in direzione di un nuovo cliente. Tom riprende la conversazione con lei, guidandola per le strade della città, per ora senza nessun problema. Solo all’ultimo momento Elisa si rende conto di essere nuovamente davanti allo stesso casello, con la medesima voce femminile che le dà il buongiorno.
“Non è possibile! Ha fatto tutti i controlli dovuti, gli aggiornamenti necessari, non è pensabile ritrovarsi ancora qui!”
La voce di Tom continua a ripetere: “Destinazione raggiunta.”
“Ma come?” urla Elisa dall’abitacolo della macchina, “torniamo sempre allo stesso punto! Come fai a dirmi che siamo giunti a destinazione? Brutto scemo di un Tom!”
E comincia a tirare pugni sull’apparecchio, furiosamente, strillando, in piena crisi isterica. “Disgraziato! Traditore! Sei peggio del mio ex marito! Tutti uguali voi uomini!”
Elisa piange. Il mondo le sta crollando addosso, la babysitter deve pagarla anche oggi e lei non ha ancora venduto nulla, peggio, non è riuscita nemmeno ad incontrare il suo primo cliente. Si lascia andare ad un pianto liberatorio. Il dolore. Il rancore verso l’uomo che amava. L’uomo che l’ha abbandonata. Non riesce a fermarsi. Non si cura nemmeno della fila di macchine che si è formata dietro di lei, dei clacson che suonano. Elisa non sente più nulla.
“Psss…Elisa…Elisa!”
“Chi è?”
“Sono Tom, il tuo navigatore.”
“Sto impazzendo, sento le voci come Giovanna D’Arco.”
“Non stai impazzendo, io funziono benissimo e tu sei stata bravissima.”
“Allora perché mi hai sempre riportato a questo casello?
“Innanzitutto perché mi sono innamorato.”
“Innamorato? Di chi?”
“Di me,” risponde la voce della cassa fast-pay del casello, “ci scusi signora, non volevamo farla disperare. Tom ed io ci siamo innamorati dal primo momento, dalla prima volta che abbiamo ascoltato le nostre voci.”
“Non potevamo stare lontani,” riprende Tom, “e poi c’era un altro motivo per tornare in questo posto.”
“E quale…”
Elisa non riesce a finire la domanda che l’uomo in divisa dell’Anas bussa al suo finestrino facendola sobbalzare.
“Signora, se ha un problema alla macchina deve comunque spostarsi da qui.”
Elisa tira giù lentamente il finestrino per scusarsi e per tentare di spiegare la situazione, ma quando alza lo sguardo rimane senza parole. Il controllore pure. Nessuno dei due riesce più a parlare, ma solo a fissarsi intensamente negli occhi. Non esiste più nulla attorno a loro. Finché la voce di Tom rompe il silenzio.
“Non volevo rovinarti l’esistenza. Tutt’altro. In bocca al lupo Elisa!”

giovedì 17 dicembre 2009

Il Bit dell'avvenire


Speciale "Il bit dell'avvenire"

Approda in libreria IL BIT DELL'AVVENIRE, volume collettivo curato da Anonima Scrittori che vede la partecipazione, tra gli altri, di Giancarlo Baroni, Antonio Pascale, Lorenzo Pavolini e Antonio Pennacchi.
Il bit dell'avvenire nasce da un'idea di Davide Ferrari, amministratore della Deltaeffe S.r.l., azienda specializzata in Information Technology , e raccoglie i contributi che l'Anonima Scrittori ha raccolto tra le penne che popolano il world wide web.
Autori affermati ed esordienti si sono cimentati nella sfida di raccontare il loro rapporto con la tecnologia. Ricordi del passato e visioni del futuro si alternano a comporre un affresco, vivido e sfumato al tempo stesso, che - come è consuetudine per i progetti dell'Anonima Scrittori - punta a rivalutare il concetto di progresso e a guardare con occhi nuovi a quello che una volta chiamavamo "il sol dell'avvenire".

Venticinque racconti più la 'Rapsodia in Bit', creata attraverso un burroughsiano 'cut up' di tutti i racconti pervenuti. L'antologia è pubblicata per i tipi di Tunué - editori dell'immaginario.

In libreria dal 14 dicembre.
Per informazioni: www.tunue.it , www.anonimascrittori.it , www.ilbitdellavvenire.org , www.deltaeffe.com

Se non trovate IL BIT DELL'AVVENIRE nella vostra libreria di fiducia potete far contattare direttamente il distributore:
CDA - consorzio distributori associati cda.roma@cdanet.it

Ufficio stampa IL BIT DELL'AVVENIRE:
Concetta Pianura
Ufficio stampa Tunué Editori dell'immaginario
Telefono: 0773 661760
Mobile: 339 3786595
c.pianura@gmail.com
Commenti, richieste, dubbi e aggiornamenti come al solito sul forum di Anonima Scrittori: http://www.anonimascrittori.it/forum/topic/il-bit-dellavvenire-sulla-strada

IL BIT DELL'AVVENIRE sulla strada.

Il 15 Dicembre a Urbino, presso il ristorante 'Nettare e Ambrosia', a partire dalle 20.30, Open House organizza la cena letteraria per la presentazione de IL BIT DELL'AVVENIRE. Il menu e i primi piatti sono stati chiamati con i titoli di alcuni dei racconti presenti all'interno dell'antologia.

Il 17 Dicembre a Roma, presso l'artpub 'Il Simposio' (via dei Latini, 11), dalle ore 20.30, reading de IL BIT DELL'AVVENIRE di Anonima Scrittori. Presenti gli autori.

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Ecco l’indice:

Avanti veloce (simile all’oro) di Marco Berrettini
Videotape da Carnate di Nicola Villa
Bit generation di Giorgio Galetto
Il giovane M di Lorenzo Pavolini
Il bozzolo di Stefano Carbini
Il telefonino di Antonio Pennacchi
Il Padrù di Stefano Tevini
Glaucone di Luca Baldini
Love, Sex and I-phone di Camilla Cannarsa
Savile Row (i Beatles nell’avvenire) di Stefano Cardinali
Tom di Daniela Rindi
I sassi, la vera storia dell’uomo che migliorò il mondo di Angelo Orlando Meloni
L’attesa di Antonio Pascale
Parigi, 1896 di Gabriele Santoni
Senza titolo di Vedrana Martinovic
Errore irreversibile di sistema di Silvia Mericone
Dillo alla luna di Fabio Brinchi Giusti
Sex aplomb di Roberto Marinucci
Imperfezioni di Gerardo Rizzo
Blackout di Anna Profumo
Perdere un treno di Andrea Bonvicini
L’uomo interattivo di Vittorio Rainone
L’officina di Zaph&Torque Lanzidei
Chissà, forse riuscirò a toccare i cento di Edoardo Micati
Rapsodia in bit Assemblaggio narrativo a cura di Anonima Scrittori
Appunti di viaggio in Fiandra di Giancarlo Baroni



Nelle migliori librerie.

venerdì 11 dicembre 2009

La bambola di pezza (racconto pubblicato su "Il territorio" 08/12/09. Disegno di Bruno Di Marco


La bambola di pezza

Mi si è formato un bolo di saliva in gola, che ho difficoltà a buttar giù. Ognuno ha un cadavere sul cuore e quello che adesso mi sta tornando in mente percorrendo via Nazionale, è il mio. Mi piacerebbe fosse ancora al mio fianco, fermarci a guardare le vetrine, istigandomi a comprare! Sì, le piaceva quando acquistavo qualcosa per me. Sapeva che era una coccola e me la concedeva, lei. Ma questa è un'altra storia. Odio le scarpe scomode e i tragitti, vorrei essere teletrasportata da un punto all'altro. Non m’interessa quello che c'è nel mezzo. L'alluce del piede sinistro mi batte sulla punta della scarpa, provocandomi una fastidiosa scossa elettrica, chissà perché? La mia camminata sui tacchi è deambulante e sgraziata, potrei dare l'impressione di essere una tossica, per fortuna nessuno si sta interessando a me. Mi fermo in un bar per far riposare i miei piedi, ordino un caffè e un bicchier d'acqua. Prendo la zuccheriera, quella con il beccuccio: uno due, tre, quattro…il barista mi guarda, "sì, mi piace amaro", cinque!

Devo fare pipì, la mia vescica non riesce a trattenere nessun tipo di liquido per non più di un quarto d'ora. E' fastidioso lo so, ma il vantaggio è di non avere le cosce deformate dalla cellulite, che non è poco. Scendo una scala stretta con le pareti rivestite di carta da parati, finto mattone. Il loculo in cui è incastrato il cesso è oscenamente sporco, fortunatamente c'è un enorme rotolone di carta igienica, che uso abbondantemente. Ringrazio e riprendo la mia marcia scomposta. E' già buio e stasera non ho tanta voglia di andare da lui, "amore ho fatto tardi, non riuscirò a prendere il treno delle ventuno e zero sette". Il tono della sua voce è freddo, irritato, come sempre. Mi sento in colpa, mi fa sempre sentire in colpa. E' un diritto che gli ho concesso quando l'ho conosciuto, quando mi sono affidata a lui, illudendomi, ipotecando la mia ritrovata felicità. Ma si è dissolta in un attimo, con la routine. Non ripeterei l'errore, ma è andata così.

Le vetrine sono tappezzate di scritte che t’invitano all'acquisto scontato, mi piacerebbe quella gonna strana, che sembra una coperta. Ma non ho tempo, non posso perdere anche il treno delle ventuno e quarantotto. Un vagabondo si è ritagliato uno spazio per dormire sul marciapiede, fregandosene dei passanti, faccio fatica a non calpestarlo. A suo modo è una persona libera, più libera di tanti altri. Chissà come stanno le bambine? Lasciarle mi fa sempre sentire male, anche se secondo me hanno capito. Se potessero, farebbero lo stesso, sono convinta. A nessuno piace essere maltrattato e vivere nell'angosciosa repentinità dei cambi d'umore di qualcun altro, anche se di un padre, un marito, tra l'altro mai presente. Non si capisce perché gli uomini, in famiglia, si sentano in diritto di far soffrire, con atteggiamenti prepotenti e superbi. Un retaggio di "padre padrone". Un giorno le bambine potranno scegliere di andarsene anche loro, di andare e tornare a piacimento. Non le biasimerò.

Sono arrivata, il tasso di alcolisti concentrato alla stazione Termini è altissimo, a quest'ora vengono fuori come funghi dopo la pioggia. All'interno non c'è molta gente, per lo più balordi e questo m'inquieta, anche se anch'io mi sento una balorda. Nonostante l'aspetto elegante e curato, so di essere marcia dentro. Non so perché faccio questa cosa, ma continuo a farla, ogni volta che mi è possibile. Forse perché una vita vale l'altra. Mi sento come una bambola di pezza. Guardo il tabellone delle partenze, Latina binario tredici. Mi guardo anche gli orari del ritorno, bene, non dovrei avere problemi domani. Ho fame e tiro fuori il cellulare: "Amore tu hai già cenato? Ah, si? …No non importa, non preoccuparti…prenderò qualcosa". Vado a comprarmi dei fetidi panini da Chef-express, mi serve una ragazza di colore dal sorriso rassicurante. E' una perla che mi viene regalata in questa situazione desolata. Mi avvio al binario e mi siedo sulla panca di marmo, dall'alto una perdita goccia, formando una pozza d'acqua per terra. Mi riscappa la pipì.

Più avanti una coppia di ragazzi sporchi si rolla una canna. Mangio i miei panini voracemente, vergognandomi anche un po', una grassa filippina mi sta guardando dall'interno del treno. Mi fumo anche una sigaretta. Salgo, guardo l'orologio, sono un po' in anticipo e decido di leggere qualche pagina. In questi giorni mi sta accompagnando Wallace, che non mi semplifica la vita! Finalmente il treno parte, lasciando lentamente la stazione, come un grosso, pesante e stanco verme di ferro. Guardo fuori, adesso è veramente molto buio, domani tornerò in tempo per prendere le bambine a scuola...come sempre.