mercoledì 7 dicembre 2011
Dal 16 al 19 dicembre alla fiera "Equilibri" di Pontinia
Dal 16 al 19 dicembre io e il mio libro "Almeno mi racconto" saremo presenti alla fiera "Equilibri" di Pontinia (Lt) presso lo stand della casa editrice "Il Foglio".
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venerdì 11 novembre 2011
II Presentazione dell'antologia PARADOSSI 18/11/2011
Un'altra serata all'insegna dello smantellamento del senso comune vi aspetta, sempre a Roma, presso la Libreria L'Eternauta (via Gentile da Mogliano, 184)!
Venerdì 18 novembre 2011 dalle 18.30, accanto a uno sfizioso aperitivo, potrete gustare il divertente lavoro della logica che si ingegna a decostruire sé stessa, raccolto nell'antologia PARADOSSI, a cura di Daniela Rindi e Carlo Sperduti, patrocinata dalle associazioni culturali "Flanerì" e "Golia".
LETTURE E INTERVENTI DI:
Bruno Di Marco, Eva Clesis, Girolamo Grammatico, Angelo Elle, Giovanni Di Muoio, Anna Profumo, Claudio Esposito, Carolina Cutolo, Leonardo Battisti, Angelo Zabaglio, Antonio Romano, Mariano Macale, Umberto Cutolo, Ilaria Mazzeo
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recensione di Fernando Bassoli su Flanerì e Agoravox
"Almeno mi racconto" di Daniela Rindi, presentato alla libreria Feltrinelli di Latina
Questa raccolta di racconti brevi (ben 48) di Daniela Rindi può definirsi l’opera postmoderna di una donna che sembra avere recepito nella sua scrittura, non so quanto consapevolmente, i ritmi veloci e imprevedibili del nostro contraddittorio tempo, col suo caratteristico bombardamento di informazioni che giungono da mille fonti, spesso lasciandoci storditi, se non travolti.
Mai come oggi, chi si ferma è perduto. Si corre, oh se si corre. Col corpo e con la mente, ma prigionieri di una sorta di effetto-giostra che dilata corpi e colori e relativizza tutto, perfino il senso di inadeguatezza della donna-cannone, icona della diversità in senso lato, protagonista della novella d’apertura, col suo piccolo dramma personale dell’obesità, che gli altri non possono minimamente capire o accettare.
L’uomo, poi, ci mette sempre del suo per complicarsi la vita. “Viviamo in un mondo di paradossi ed il bello è che cerchiamo sempre la logica delle cose, il senso, la motivazione…” scrive l’autrice, fornendo così un’altra importante chiave di lettura dei suoi testi. In questo innato bisogno di approfondire sta forse una spiegazione della nostra eterna infelicità e della relativa inquietudine…
La frenesia del quotidiano, la banalità omologante del tirare a campare che inquina la nostra società fa mancare tragicamente gli stimoli culturali giusti, stemperando le emozioni forti, facendole morire in gola. Rendendoci automi/consumatori senza spirito critico. Non a caso alcuni personaggi rindiani sembrano vivere una sorta di osmosi (a tale proposito si legga “Dis-play”) con diavolerie tecnologiche di ogni genere, dal navigatore di “Tom”, un racconto dal finale davvero riuscito e sorprendente, fino alle mille opzioni offerte dall’uso del pc, da facebook alle infinite chat esistenti, dalle classiche e-mail ai forum di discussione fino agli anti-virus.
Tutte cose divenute rapidamente familiari, che promettevano di moltiplicare relazioni, occasioni di conoscenza e condivisioni di esperienze. Il risultato è stato però opposto: la molteplicità delle possibilità ha finito per rendere tutto maledettamente effimero, sterile, fino a svuotarci dell’entusiasmo iniziale (“Anche a Milano ci si può annoiare, se ci si mette d’impegno”). Ed è forse da questo senso di umiliante, insopportabile svuotamento, di percezione della propria singolare inutilità, che nasce l’esigenza di scrivere.
Perché scrivere vuol dire provare a costruire storie per ritagliarsi un mondo rassicurante come il grembo materno (vedasi “La bolla-mondo”) dove dimenticare la pesantezza di giorni sempre uguali, ritrovare la propria autenticità e riscoprirsi problematici individui e non semplici numeri o, peggio, utenti, magari tornando – seppure per poco – bambini, costantemente alla ricerca di quell’amore che inseguiamo disperatamente per tutta la vita. Spesso illudendoci di averlo trovato, perché l’importante è sempre e comunque sognare la felicità (almeno questo lasciatecelo). La vita è così complicata? Almeno raccontiamoci.
Il libro, che a Latina è stato presentato da Feltrinelli l’8 novembre con letture di Rossana Carturan, è distinto in due parti chiamate: “Microstorie isteriche di donne quasi sane” e la speculare versione al maschile. Microstorie, sì: perché un certo minimalismo, formale e sostanziale, è il filo rosso dell’opera, a conferma di una tendenza generalizzabile a gran parte degli autori del terzo millennio.
Guardiamo molto al nostro ombelico: inutile negarlo. Nella società dell’immagine per antonomasia questo è inevitabile. Ma la Rindi riesce ad andare oltre perché, buon per lei, ha capito che il bello della narrativa è che gli asini possono volare – sta lì la differenza col giornalismo, che è prima di tutto cronaca del reale –, i cani parlare, le nuvole indossare vesti pregiate, gli alberi fumare sigarette. E dunque non si lascia sfuggire l’occasione di sorprendere il lettore con alcune trovate che ne evidenziano talento e determinazione. Cerca inoltre di donare una piacevole leggerezza alle proprie storie attraverso un linguaggio chiaro e scorrevole, coniugato con la capacità di non prendersi troppo sul serio che è tipica delle persone curiose, perché affamate di vita.
Il risultato finale, questo promettente “Almeno mi racconto”, è un omnibus che fissa sul foglio un percorso di vita lungo e tortuoso. Esso offre alcuni dei suoi momenti più interessanti nei flash dedicati al rocambolesco lavoro di attrice (quasi un corso di sopravvivenza), svelando i retroscena di quel matto e intrigante mondo, pieno di nevrosi, che c’è dietro una rappresentazione. Un mondo dove non è tutto oro quel che luccica, anzi.
Interessante, in particolare, appare la “denuncia-sfogo” della corruzione morale presente nel racconto “Crepino gli artisti”: “Intellettuali depressi e depravati, un branco di sfigati che autocelebrano le loro frustrazioni”.
Alla presentazione latinense sono intervenuti molti artisti e amici dell’autrice, tra i quali Chiara Biondi, Bruno Di Marco, Stefano Cardinali, il Premio Strega Antonio Pennacchi, Carlo Miccio, Massimiliano Lanzidei, Roberto Cerisano, Franca Forzati, Gian Luca Campagna, Luca Baldini, Filippo Cosignani, Leonardo Vernillo, Clarita Pucci, Giusi e Carlo Coluzzi, Paola Acciarino, Roberto Fargnoli.
Deve infine aggiungersi che il libro è impreziosito non poco da una copertina di sicuro effetto, firmata Bruno Di Marco. Anche l’occhio vuole la sua parte.
di Fernando Bassoli (sito)
sabato 26 novembre 2011 - 0 commento
mercoledì 9 novembre 2011
Recensione di Fernando Bassoli 9/11/11
Recensione di "Almeno mi racconto", di Daniela Rindi
post pubblicato in consigli di lettura, il 9 novembre 2011
Narrativa contemporanea/Almeno mi racconto, di Daniela Rindi
post pubblicato in Diario, il 8 novembre 2011
Questa raccolta di racconti brevi (ben 48) di Daniela Rindi può definirsi l’opera postmoderna di una donna che sembra avere recepito nella sua scrittura, non so quanto consapevolmente, i ritmi veloci e imprevedibili del nostro contraddittorio tempo, col suo caratteristico bombardamento di informazioni che giungono da mille fonti, spesso lasciandoci storditi, se non travolti.
Mai come oggi, chi si ferma è perduto. Si corre, oh se si corre… col corpo e con la mente, ma prigionieri di una sorta di effetto-giostra che dilata corpi e colori e relativizza tutto, perfino il senso di inadeguatezza della donna-cannone, icona della diversità in senso lato, protagonista della novella d’apertura, col suo piccolo dramma personale dell’obesità, che gli altri non possono minimamente capire o accettare.
L’uomo, poi, ci mette sempre del suo per complicarsi la vita. “Viviamo in un mondo di paradossi ed il bello è che cerchiamo sempre la logica delle cose, il senso, la motivazione…” scrive l’autrice, fornendo così un’altra importante chiave di lettura dei suoi testi. In questo innato bisogno di approfondire sta forse una spiegazione della nostra eterna infelicità e della relativa inquietudine…
La frenesia del quotidiano, la banalità omologante del tirare a campare che inquina la nostra società fa mancare tragicamente gli stimoli culturali giusti, stemperando le emozioni forti, facendole morire in gola. Rendendoci automi/consumatori senza spirito critico. Non a caso alcuni personaggi rindiani sembrano vivere una sorta di osmosi (a tale proposito si legga “Dis-play”) con diavolerie tecnologiche di ogni genere, dal navigatore di “Tom”, un racconto dal finale davvero riuscito e sorprendente, fino alle mille opzioni offerte dall’uso del pc, da facebook alle infinite chat esistenti, dalle classiche e-mail ai forum di discussione fino agli anti-virus. Tutte cose divenute rapidamente familiari, che promettevano di moltiplicare relazioni, occasioni di conoscenza e condivisioni di esperienze. Il risultato è stato però opposto: la molteplicità delle possibilità ha finito per rendere tutto maledettamente effimero, sterile, fino a svuotarci dell’entusiasmo iniziale (“Anche a Milano ci si può annoiare, se ci si mette d’impegno”). Ed è forse da questo senso di umiliante, insopportabile svuotamento, di percezione della propria singolare inutilità, che nasce l’esigenza di scrivere. Perché scrivere vuol dire provare a costruire storie per ritagliarsi un mondo rassicurante come il grembo materno (vedasi “La bolla-mondo”) dove dimenticare la pesantezza di giorni sempre uguali, ritrovare la propria autenticità e riscoprirsi problematici individui e non semplici numeri o, peggio, utenti, magari tornando – seppure per poco – bambini, costantemente alla ricerca di quell’amore che inseguiamo disperatamente per tutta la vita. Spesso illudendoci di averlo trovato, perché l’importante è sempre e comunque sognare la felicità (almeno questo lasciatecelo).
La vita è così complicata? Almeno raccontiamoci!
Il libro, che a Latina è stato presentato da Feltrinelli l’8 novembre con letture di Rossana Carturan, è distinto in due parti chiamate: “Microstorie isteriche di donne quasi sane” e la speculare versione al maschile. Microstorie, sì: perché un certo minimalismo, formale e sostanziale, è il filo rosso dell’opera, a conferma di una tendenza generalizzabile a gran parte degli autori del terzo millennio.
Guardiamo molto al nostro ombelico: inutile negarlo. Nella società dell’immagine per antonomasia questo è inevitabile. Ma la Rindi riesce ad andare oltre perché, buon per lei, ha capito che il bello della narrativa è che gli asini possono volare – sta lì la differenza col giornalismo, che è prima di tutto cronaca del reale –, i cani parlare, le nuvole indossare vesti pregiate, gli alberi fumare sigarette. E dunque non si lascia sfuggire l’occasione di sorprendere il lettore con alcune trovate che ne evidenziano talento e determinazione. Cerca inoltre di donare una piacevole leggerezza alle proprie storie attraverso un linguaggio chiaro e scorrevole, coniugato con la capacità di non prendersi troppo sul serio che è tipica delle persone curiose, perché affamate di vita.
Il risultato finale, questo promettente “Almeno mi racconto”, è un omnibus che fissa sul foglio un percorso di vita lungo e tortuoso. Esso offre alcuni dei suoi momenti più interessanti nei flash dedicati al rocambolesco lavoro di attrice (quasi un corso di sopravvivenza), svelando i retroscena di quel matto e intrigante mondo, pieno di nevrosi, che c’è dietro una rappresentazione. Un mondo dove non è tutto oro quel che luccica, anzi...
Interessante, in particolare, appare la “denuncia-sfogo” della corruzione morale presente nel racconto “Crepino gli artisti!”: “Intellettuali depressi e depravati, un branco di sfigati che autocelebrano le loro frustrazioni...”.
Deve infine aggiungersi che il libro è impreziosito non poco da una copertina di sicuro effetto, firmata Bruno Di Marco. Anche l’occhio vuole la sua parte.
Daniela Rindi, Almeno mi racconto (Edizioni il Foglio) pagg. 200, Euro 15,00
Fernando Bassoli
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venerdì 4 novembre 2011
Recensione su www.aphorism.it di Sabina Mitrano
Almeno mi racconto
di Daniela Rindi
editore: Ass. Culturale Il Foglio
pagine: 210
prezzo: 12,75 €
Acquista!
Un volo a mezz’aria tra vita reale e irrealtà, tra ciò che è e che può o “rischia” di essere, questa la sensazione forte che emerge dalle pagine della raccolta di Daniela Rindi, “Almeno mi racconto”, che già dal titolo lascia trasparire l’irrefrenabile volontà dell’autrice di comunicare, di esprimere il proprio universo interiore, e il modo che esso sceglie per raccontare quello esteriore. Un viaggio da assaporare tutto d’un fiato, nonostante la divisione in brevi e significativi racconti, attraverso la vita di una donna e quella di un uomo, a cui rispettivamente sono dedicate le due parti del libro.
Nella prima parte si avverte forte il desiderio di aprire un sipario sulle debolezze, le paure, gli errori di una donna, che vive in modo autentico, profondo e mai superficiale, il desiderio di essere amata, di comprendere gli uomini, siano essi partner, padri, amici reali o virtuali; la difficoltà di realizzazione professionale o di coniugare quest’ultima con un’esistenza vera, con bisogni intimi e sentimentali. Con alcuni tratti autobiografici, questi racconti colpiscono nella spontaneità e nella semplicità con cui l’autrice riesce a “raccontare” pensieri, sogni, azioni e reazioni, spesso con arguta ironia: la donna in carriera che è vinta dalla solitudine; la donna grassa che preferisce lavorare in un circo piuttosto che subire gli occhi compassionevoli dei conoscenti; la donna che supera le barriere paterne per il desiderio di diventare attrice; oppure quella che dopo fallimentari relazioni sceglie un’amicizia femminile agli insuccessi di passioni al gusto di “cime (di rapa) tempestose”! Insomma, voglia di spiccare il volo, voglia di esistere davvero, come l’autrice fa scrivendo.
La parte del libro dedicata agli uomini appare, invece, come un viaggio, che parte dall’ingenuità dell’infanzia, in cui per un bacio - solo promesso - si può fare un volo disastroso di 5 metri, fino alla solitudine della vecchiaia, in cui la perdita del contatto con la realtà diviene mortale. Uomini che affrontano sconfitte, che ingannano o sono ingannati, uomini delusi dalle proprie donne oppure colti nella loro incomprensibile caparbietà o crudeltà. Tutti personaggi, uomini e donne, che ci mostrano inesorabili le nostre intime debolezze, i difetti più segreti, ad uno specchio ironico e spietato sulle verità (e falsità) della nostra coscienza.
recensione di Sabina Mitrano
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martedì 1 novembre 2011
mercoledì 5 ottobre 2011
PARADOSSI, ovvero lo smantellamento del senso comune
Un'antologia realizzata per iniziativa dell'Associazione Culturale "Golia" e grazie al sostegno dell'Associazione Culturale "Progetto Flanerì", a cura di Carlo Sperduti e Daniela Rindi.
Mercoledì 19 ottobre alle 21:00, all'HulaHoop Club (Via L. F. De Magistris 91/93, Roma, Pigneto) si terrà la serata di presentazione del libro. Interverranno gli autori, i curatori e, ove impossibile, i paradossi.
I racconti contenuti nel volume sono di: Carolina Cutolo, Leonardo Battisti, Giuseppe Varriale, Marco Berrettini, Carlo Sperduti, Andrea Masotti, Roberta Angeloni, Giovanni Di Muoio, Gordiano Lupi, Michele Pincherle, Claudio Esposito, Anna Profumo, Daniela Rindi, Pasquale Bruno Di Marco, Angelo Zabaglio, Eva Clesis, Mario Santucci, Angelo Tozzi, Girolamo Grammatico, Frank Solitario, Angelo Elle, Simona De Marchis, Antonio Russo De Vivo, Ilaria Mazzeo, Mariano Macale, Laura Daniele, Umberto Cutolo, Normanno Calvadòs.
domenica 7 agosto 2011
Almeno mi racconto. Recensione di Raffaello Ferrante, agosto 2011
Almeno mi racconto
Almeno mi racconto
Daniela Rindi
Racconti
Il Foglio
2011
Raffaello Ferrante
Libri
Natasha - Nasti per gli amici – è grassa, grassissima, ma come tutti le dicono, “ha un bel viso”. È così da quando è adolescente e da sempre, dunque, ha dovuto imparare a convivere con quei chili in eccesso e con lo sguardo pietoso della gente. Ha provato di tutto, dall'analisi all'intervento all'intestino, finché un giorno al luna park non incontra Robert e l'attrazione della serata: l'uomo scimmia... La sveglia è sempre puntata alla stessa identica ora: le 6:30. Un caffè rigorosamente amaro, una doccia veloce, poi creme per il corpo e solito tailleur blu Armani mentre la limousine è già di sotto che aspetta. L'auto la trasporta fin sotto un palazzone in pieno centro città, il suo ufficio. Qui inchini e riverenze di impiegati fanno da cornice all'ennesima ripetitiva, identica giornata di una quarantenne manager che ha avuto tutto dalla vita ma che della stessa non sa più che farsene... Lucio è disteso immobile in un letto di ospedale. Infermieri e camici bianchi vanno e vengono dalla sua stanza. Ma lui non ricorda più nulla o quasi. Gli hanno detto che è stato trovato in un prato il giorno di Pasquetta e trasportato d'urgenza lì. Che diavolo ci faceva su un prato lui che ha sempre odiato la campagna? Ricorda anche di non avere moglie né figli, per carità, già una donna, dopo la scopata diventa indigesta, figuriamoci fare una famiglia intera con tanto di marmocchi al seguito da scarrozzare in su e in giù per tutta la giornata. Lui si ricorda solo dei suoi trofei femminili da collezione. Questo sì. Ma l'arrivo del suo amico Saverio gli svelerà un mondo nuovo tutto da (ri)scoprire...
Daniela Rindi, scrittrice e attrice milanese, mette in scena la nostra psicopatologia della vita quotidiana grazie a queste 'microstorie isteriche di uomini e donne quasi sani'. Sì, perché la raccolta di racconti che ci propone è suddivisa in due parti. Quelli con voce femminile e quelli raccontati dalla prospettiva maschile, per svelarci un campionario di umanità piena di tic e manie, affanni e speranze, ma quasi sempre monca e in cerca del vero senso della vita. Sono esistenze sospese spesso in bolle d'aria fittizie, costruite ad arte, maschere indossate dai protagonisti più per convenzione che per reale convinzione. Uno spaccato di vita vissuta, ottimamente diretto dalla mano leggera dell'autrice che con una scrittura sempre misurata, ironica e distaccata, mette in scena questo campionario di mostri ai quali è impossibile non affezionarsi, nei quali è impossibile non riconoscere i propri sogni, le proprie piccole, irrinunciabili ipocrisie.
Almeno mi racconto
Daniela Rindi
Racconti
Il Foglio
2011
Raffaello Ferrante
Libri
Natasha - Nasti per gli amici – è grassa, grassissima, ma come tutti le dicono, “ha un bel viso”. È così da quando è adolescente e da sempre, dunque, ha dovuto imparare a convivere con quei chili in eccesso e con lo sguardo pietoso della gente. Ha provato di tutto, dall'analisi all'intervento all'intestino, finché un giorno al luna park non incontra Robert e l'attrazione della serata: l'uomo scimmia... La sveglia è sempre puntata alla stessa identica ora: le 6:30. Un caffè rigorosamente amaro, una doccia veloce, poi creme per il corpo e solito tailleur blu Armani mentre la limousine è già di sotto che aspetta. L'auto la trasporta fin sotto un palazzone in pieno centro città, il suo ufficio. Qui inchini e riverenze di impiegati fanno da cornice all'ennesima ripetitiva, identica giornata di una quarantenne manager che ha avuto tutto dalla vita ma che della stessa non sa più che farsene... Lucio è disteso immobile in un letto di ospedale. Infermieri e camici bianchi vanno e vengono dalla sua stanza. Ma lui non ricorda più nulla o quasi. Gli hanno detto che è stato trovato in un prato il giorno di Pasquetta e trasportato d'urgenza lì. Che diavolo ci faceva su un prato lui che ha sempre odiato la campagna? Ricorda anche di non avere moglie né figli, per carità, già una donna, dopo la scopata diventa indigesta, figuriamoci fare una famiglia intera con tanto di marmocchi al seguito da scarrozzare in su e in giù per tutta la giornata. Lui si ricorda solo dei suoi trofei femminili da collezione. Questo sì. Ma l'arrivo del suo amico Saverio gli svelerà un mondo nuovo tutto da (ri)scoprire...
Daniela Rindi, scrittrice e attrice milanese, mette in scena la nostra psicopatologia della vita quotidiana grazie a queste 'microstorie isteriche di uomini e donne quasi sani'. Sì, perché la raccolta di racconti che ci propone è suddivisa in due parti. Quelli con voce femminile e quelli raccontati dalla prospettiva maschile, per svelarci un campionario di umanità piena di tic e manie, affanni e speranze, ma quasi sempre monca e in cerca del vero senso della vita. Sono esistenze sospese spesso in bolle d'aria fittizie, costruite ad arte, maschere indossate dai protagonisti più per convenzione che per reale convinzione. Uno spaccato di vita vissuta, ottimamente diretto dalla mano leggera dell'autrice che con una scrittura sempre misurata, ironica e distaccata, mette in scena questo campionario di mostri ai quali è impossibile non affezionarsi, nei quali è impossibile non riconoscere i propri sogni, le proprie piccole, irrinunciabili ipocrisie.
giovedì 21 luglio 2011
Nuova recensione di C.Esposito per Caffè News Online Magazine
Caffè News online Magazine
Almeno mi racconto, la sfida di Daniela Rindi
luglio 21, 2011 Cultura
Recensione di Claudio Esposito
“Almeno mi racconto” (Edizioni Il Foglio, 2011), di Daniela Rindi, è una raccolta di racconti brevi (per la precisione 48, di cui uno in 8 puntate… suddivisi in due capitoli, il primo: “Microstorie isteriche di donne quasi sane”, e il secondo: “Microstorie isteriche di uomini quasi sani”).
L’autrice, che ho conosciuto personalmente dopo una frequentazione di comuni siti letterari on line, la definirei così: una donna esuberante, dalla poliedrica personalità, sensibile e aperta al mondo, ma anche a volte malinconica e riservata, persino fragile… insomma, un’autrice che, come un prezioso diamante, presenta numerose sfaccettature, da ammirare e gustare, come i suoi racconti, microstorie e psicodrammi del quotidiano, da centellinare e gustare con calma, come un buon vino che bene si accompagna al quotidiano pasto che ci riserva la vita.
I racconti della raccolta sono vari e diversificati nella forma; il contenuto spazia a volo radente nella concretezza della banale vita di tutti i giorni, nel surreale, nel dramma, nel comico, nella malinconia, mettendo a fuoco con leggerezza, ironia e commozione i caratteri, i sogni, le delusioni e le speranze degli “eroi” del libro: uomini e donne di ambienti e ceti sociali diversi, ma accomunati da stati d’animo e sensazioni simili. Come l’importante manager di “Per un giorno soltanto” che, a dispetto dell’apparente successo raggiunto, si sente “un’incompresa cronica, destinata all’alienazione”; così come Elisa (alter ego di Daniela, presente in molti racconti), quarantenne insoddisfatta di “Dis-Play”, che passa le sere a fantasticare su Facebook “davanti ad un computer a delirare con me stessa, con un certo senso di frustrante continuità”, per poi programmare un improbabile elenco di azioni e propositi per il futuro, come se lei stessa fosse un database da resettare, per “scansionare la propria vita con programmi ‘antivirus’… sviluppare procedure per contenere un’infezione quando incontrata… e tutelare i settori più delicati del disco fisso, o cervello…”
Altri personaggi, invece, riscattano la loro grigia esistenza immergendosi in un mondo surreale, come “La donna cannone”: “Al termine della giornata, quando si spengono le luci, si smontano le giostre e si rientra nelle proprie roulotte per ripartire, mi fermo un attimo ad osservare il cielo, i pianeti e mi ritrovo in mezzo a tante stelle. Io sono sempre in un cielo diverso…” E come la protagonista de “La bolla mondo”, che entra felice nella fantastica sfera volante: “… sto volando sopra la città, vicino alle nuvole, ma sto bene, non ho paura. Sto vivendo e viaggiando indisturbata nella mia bolla-mondo. Non sento il desiderio di tornare giù. No, no, non ci torno più. Finalmente la pace.”
La Rindi tratteggia poi con maestria e levità tutta una serie di ritratti e situazioni, spaccati di vita reale mischiati con scene da teatro dell’assurdo (come il surreale dialogo dei protagonisti de “La giostra”, oppure la fantastica storia in 8 puntate delle due amiche in “Cime di rapa tempestose”).
Per non parlare del delizioso “Al presente non si comanda”, strambo progetto di vita di coppia ‘sincopato’, o dell’originalissimo “Corrugato”, in cui Daniela si sbizzarrisce in tutta una serie di esilaranti disquisizioni sul significato del termine corrugato: “Sei proprio una faccia da corrugato… tra noi è finita, c’è un corrugato che ci separa… corrugato potrebbe essere anche uno strano animale da cortile che cammina muovendo la testa avanti e indietro a ritmo cor-ru-ga-to, come in una marcetta militare… corrugato è uno strano tipo di vino che viene lasciato invecchiare su un carro sotto il sole… corrugato è mio marito quando gli sfuggo dalle mani, è mia figlia che non ha risposte dalla vita…”, per poi concludere che “… il corrugato rimane solo un pezzo di plastica in realtà, che guida e protegge fili di corrente. Il corrugato è corrugato e basta, diciamolo, e in fondo il suo nome gli sta proprio bene.”
Mi piace, a questo punto, concludere questa recensione con le parole di Daniela Rindi, tratte da una sua recente intervista: “La forma del racconto mi è congeniale. Sono una persona che non gira attorno alle cose, ma va dritta al sodo e così è la mia narrazione. Nel racconto sintetizzo una storia, la riduco alla sua essenza, senza fronzoli e non necessarie divagazioni o descrizioni. Semplifico anche le parole, i pensieri, perché quello che voglio raccontare deve emergere dai fatti; la leggerezza, l’ingenuità che cerco di dare ai personaggi in realtà hanno lo scopo di mostrarne la complessità, il dramma. Tagliare, limare, eliminare fino a ottenere l’essenza. In questo sta forse la complessità del racconto rispetto al romanzo. Nel racconto devi contenere tutto in poche pagine, valutando attentamente ciò che è superfluo. Sotto quest’aspetto il racconto è una sfida”.
E questa sfida credo proprio che l’autrice l’abbia vinta, essendo riuscita a confezionare un piccolo gioiello di narrativa “espressa”, così raro e difficile da trovare nell’attuale panorama dei nuovi scrittori, troppo spesso frequentato da intellettualoidi verbosi e autoreferenziali…
Da questi ultimi la Rindi è lontana anni luce: i suoi racconti infatti sono semplici, lievi e coinvolgenti, popolati da personaggi ordinari, ma trasportati nella dimensione speciale della fantasia, del sogno e del paradosso.
E proprio in questo consiste l’arte del narrare.
Claudio Esposito
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sabato 25 giugno 2011
ultima presentazione dell'estate!
Il giorno 26 giugno alle ore 20.00 ultima presentazione estiva del libro “Almeno mi racconto” (ed. Il Foglio) alla Festa dell’unità 2011, presso lo stand della libreria L’Eternauta, alle Terme di Caracalla.
Festa Unità 2011 a Caracalla
Presso Terme di Caracalla
Viale delle Terme di Caracalla, Roma
Dal 23/06/2011 al 24/07/2011
La Festa Democratica, ex festa dell'Unità, torna anche quest'anno nel consueto spazio nei pressi delle Terme di Caracalla. Dal 23 giugno al 24 luglio lo storico spazio romano sarà teatro di stand, dibattiti e performance. Più di 150 le occasioni di confronto che saranno incentrate sui temi più importanti e cruciali dei cittadini. Il tema dell'energia nucleare troverà spazio in una lunghissima kermesse a cura di Greenpeace, che durerà tutta la notte compresa tra il 23 e il 24 luglio, dove saranno trasmessi molti documentari. Sarà una festa basata sulla green-economy. L'intero allestimento infatti non presenterà materiale in plastica. All'interno non saranno usati piatti e posate utilizzati dai punti ristoro in materiale biodegradabile. Qui pubblicheremo tutte le notizie e gli appuntamenti sulla manifestazione.
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sabato 18 giugno 2011
sabato 11 giugno 2011
venerdì 10 giugno 2011
Aprilia Cultura recensione di Roberta Angeloni
venerdì 10 giugno 2011
Daniela Rindi presenta "Almeno mi racconto" (recensione)
E’ con piacere, non senza una certa difficoltà, che mi accingo a recensire una raccolta di racconti. Difficile perché è la prima volta, e sbrogliarmela in tante situazioni sciorinate con fulgida disinvoltura sembra un’impresa improba. Per cui mi lascerò guidare, come sempre, dal mio istinto. Che Daniela Rindi sia una scrittrice, è un dato di fatto. Laddove scrivere vuol dire possedere uin bagaglio linguistico e un’ attitudine alla narrazione che ormai diventa sempre più rara in un popolo di poeti, santi e navigatori. Oggi tutti scrivono, e vivaddio, tutti pubblicano. Per disavventura, pochi si fanno leggere .
In “Almeno mi racconto”,edito da” Il Foglio letterario”,è’ evidente il riferimento autobiografico che si imprime fortissimo in ogni pagina . E sul quale vorrei soffermarmi. , perché proprio da questo carattere che partono alcune considerazioni. Elisa, la protagonista di episodi cosi apparentemente distanti tra loro e imbevuti di una sana schizofrenia, sembra che nuoti in un mare di possibilità, un mare ora infido, ora rassicurante, pronto a cullarti, ma talora pronto a ingoiarti nei suoi profondi abissi. Una donna alle prese con il quotidiano, nella quale molte di noi possono ritrovarsi, e condividere il male e il bene di vivere. Il senso dell’ironia, che deve per forza accompagnare il tutto femminile istinto di conservazione, affonda costantemente le sue lunghe e possenti braccia in molti passi dei racconti, dove tuttavia non mancano momenti drammatici e di riflessione.
Elisa è alla ricerca di un qualcosa, chiamarlo equilibrio, chiamarlo percorso., non ha importanza. La meta è la stessa. Quell’equilibrio, quel percorso, io lo chiamerei “Romanzo”.
Già, perché se ne sente la mancanza. I vorticosi e travolgenti accadimenti sono legati da un filo sottile che solo per poco non è diventato, chissà per quali impenetrabili ragioni, una trama vigorosa e ininterrotta, un “tutt’uno” che tenga il lettore sospeso e che lo sollevi infine dentro un catartico compimento.
Roberta Angeloni
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lunedì 30 maggio 2011
Recensione di Antonio Romano: "Almeno mi racconto"
Per “Almeno mi racconto” di Daniela Rindi
di Antonio Romano
Alla fin fine ho letto più di duecento pagine, e un’idea me la sono anche fatta. Sommaria, un’idea sommaria, come ogni idea.
La prima idea che mi viene in mente è che ogni racconto parta come macroscopia di un’attesa. Un momento di sospensione: un risveglio, un richiamo, una lettura... la protagonista sta sempre facendo qualcosa che poi verrà interrotto da qualcos’altro. E allora ogni incipit è attesa dell’evento.
Che si tratti della bella Elisa o della donna cannone (anche l’insegnante di pag.102 è un’ex-obesa), di una fame reale o immaginata o di una malattia, che sia un’esclusione volontaria o eterodiretta, le protagoniste sono fuori dal mondo. Sole: la solitudine dei personaggi è la seconda idea che mi sono fatto. Se penso alla morte di Francesco e alla storia che ha con una delle protagoniste, solitudine mi pare quasi riduttivo come termine
La terza idea è: che gusto c’è nella descrizione dei dettagli (mi viene in mente il tomino a pag. 67). Alla Rindi piacciono i dettagli, ma solo per poi abbandonarli. Descrizioni fini a loro stesse, perché i problemi o le aspettative o i sentimenti delle protagoniste sono una cosa, il mondo esterno è esterno: accozzaglia di fenomeni. Quindi la terza idea è: il mondo interiore e quello esterno sono inconciliabili, il secondo è tendenzialmente deludente (cfr. PpdiP). Deludente in maniera buffa, che alla fine è solo una delusione per le aspettative, se non te le fai non rimani deluso.
Quarta idea, quella che mi piace di più: il sesso. Non alludo tanto alla mammina de “Il bivio”, che pure vorrei incontrare. Non alludo alla ragazza che può comandare al secchione della classe di mettersi un cucchiaio nel culo (pag.107), che non vorrei incontrare. Alludo al fatto che l’unico rapporto con gli uomini consista o, immaterialmente, in una chimera (una serie di fraintendimenti, delusioni e/o contrasti) o, materialmente, in una scopata o allusione della medesima.
E i personaggi femminile (che i personaggi possono essere vari, ma il femminile rimane uno: e lo chiamerei Elisa) ora lo so perché sono isteriche: sono in attesa di qualcosa, sole, scollegate da un mondo deludente, complicatamente sessualizzate. L’impressione che mi hanno dato è che manchi a tutte loro uno scopo. «I suoi sogni di attrice non vennero ascoltati» (pag. 35).
Detto ciò delle signore, vorrei passare ai signori, concentrandomi però su un singolo racconto, e non passando a volo radente come prima. “La giostra” è un racconto a due voci, più una che non conta.
Protagonisti della scena sono due coglioni, che stanno davanti a una giostra... o a un calcinculo, non saprei dire. È un racconto enigmatico, che addirittura definirei kafkiano, con uno schizzo di Ionesco.
È anche evidente la tensione omosessuale insita nel racconto, con questo calcio – chiaramente fallico – che vuole andare nel culo di qualcuno. Direi di Angelo, visto che Andrea è quello che sostiene l’esistenza del calcinculo. Dunque Angelo è il passivo, Andrea l’attivo.
Ma i personaggi, nella loro lunare comicità, nella loro ricerca di un’improbabile giostra con due bandiere, altro non sono se non l’emblema della ricerca di un luogo dove dimenticare le loro inadeguatezze. E il regista rappresenta in modo lampante il Super Io, che riporta alla realtà il passivo Io (Angelo) e il prepotente volitivo sboccato Es (Andrea).
Ma la mano di Daniela riesce a creare un idealtipo omosessuale così affabile che verrebbe quasi voglia di abbracciarlo, di confortarlo e di confermargli la nostra solidarietà: “Angelo” vorrei dirgli “Angelo, non trattenerti più: dì che sei finocchio. Confessa!”. Ma Daniela non calca le tinte e lo lascia immerso in questa diatriba col Andrea.
E allora, nell’accomiatarmi da questa ridda d’impressioni sul libro di Daniela, vorrei sostenere i seguenti due punti: è un libro che meriterebbe di essere usato per spiegare alle donne che vogliono scrivere come cominciare a farlo concretamente, è un libro che dovrebbe essere tenuto distante dagli uomini, troppo concentrati sul proprio pisello per essere in grado di scrivere decentemente i personaggi femminili.
Infine un grido d’incoraggiamento: Angelo, per quanto tu sia un pederasta impenitente, ti accettiamo così come sei. We love you!
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sabato 28 maggio 2011
giovedì 19 maggio 2011
una mia Intervista a Flanerì
LeInterviste
Conversazione con Daniela Rindiintervista di Matteo Chiavarone
Intervistiamo Daniela Rindi: scrittrice, operatrice culturale e “amica” di Flanerí. In attesa del primo romanzo è nelle librerie con “Almeno mi racconto” (ed. Il Foglio Letterario), un’interessante raccolta di racconti dal sapore autobiografico.
Ciao Daniela, grazie per l’intervista. Purtroppo la manifestazione Palchinparco che doveva tenersi a giugno non si farà, un evento che, in questa seconda edizione, avrebbe avuto diverse novità. Vuoi spiegarci di cosa si tratta e perché è stata rimandata?
Palchinparco vuole essere una manifestazione aperta a tutte le arti: letteratura, musica, pittura, fotografia, video art, teatro, danza, artigianato, avendo come scenario la completa e totale libertà di un “parco”. Un modo nuovo di dare visibilità agli artisti e anche di apprendere, percepire l’arte. Siamo abituati a viverla al “chiuso” in locali o gallerie e spesso chi non è del giro difficilmente riesce a essere informato su quella o quell’altra perfomance, soprattutto letteraria. Ed è un peccato perché c’è un “sottobosco” artistico veramente talentuoso che non ha la dovuta visibilità, il più delle volte per difficoltà di promozione o di mezzi. L’anno scorso abbiamo fatto montare un palco in aperta campagna e mentre sopra di esibivano poeti, scrittori, musicisti, attori, sul prato esponevano pittori, fotografi, orafi e la gente stava allegramente sdraiata sul plaid ad ascoltare, bevendosi una birra e mangiando un panino con la salsiccia, i bambini correvano tirandosi gavettoni e i cani perlustravano la zona col naso per aria. C’era un bello spirito di condivisione, ma soprattutto un’incredibile armonia con il luogo. L’arte e la natura ho scoperto che si sposano perfettamente! La collaborazione tra gli artisti, sotto nessuna bandiera, ha dato luogo a questo evento, permettendo agli artisti di esprimersi divertendosi. Però ho fatto i conti senza l’oste…
Con rammarico siamo stati costretti a rimandare l’edizione, perché volendo ufficializzare e mettere in regola la manifestazione, ci siamo trovati a combattere con una burocrazia estenuante e dei costi di realizzazione al momento insostenibili per l’Associazione Culturale Golia, senza sponsorizzazioni o possibilità di autofinanziamento. Purtroppo fondi per la cultura non ce ne sono e se vuoi fare le cose in Italia, devi essere ricco, oppure un mecenate, o un supereroe. Né io, né i miei collaboratori (tra loro Franca Forzati e Leonardo Battisti) possediamo purtroppo questi requisiti. Comunque non dispero, la prima cosa che dovremo fare è “associare”, iscrivere tanta gente, che con un minimo possa aiutarci a finanziare la manifestazione. L’antologia con Flanerì è un altro evento che potrà in parte contribuire allo scopo. Poi cercare sponsor privati…
L’antologia in collaborazione con Flanerí comunque si farà. Vogliamo dare qualche anticipazione?
L’antologia si farà e di questo sono veramente felice, perché era una delle novità previste quest’anno a Palchinparco (oltre alla collaborazione con una web-tv) e mi sarebbe dispiaciuto davvero se fosse saltata. Ho trovato subito con Flanerì una sintonia, un’affinità d’intenti, di scopi e tanta disponibilità. Quando annunciai il congelamento di Palchinparco Flanerì propose subito di portare a termine il progetto antologico, a prescindere, mostrando sensibilità e conoscenza delle problematiche che stanno dietro alle libere iniziative, alle associazioni, volendo dare una mano concreta.
Veniamo al tuo libro che ho trovato una delle migliori raccolte di racconti uscite in questi mesi. C’è molto di autobiografico e c’è molta spinta vitalistica. Come mai hai preferito rimanere in questo spazio?
Prima cosa ti ringrazio del complimento! Credo che in pochi mesi si pubblichino centinaia di raccolte, quindi “spiccare”, pacifica il mio ego! Sì c’è molto di autobiografico, ma solo come spunto iniziale, poi in realtà personaggi e storie hanno una vita loro, slegata dai fatti reali. Sono partita dal dato biografico perché fa proprio parte del mio processo di scrittura, di creazione del personaggio. Ho fatto l’attrice di teatro e quindi mi viene automatico immedesimarmi in tutti i miei protagonisti, fecondarli con il mio essere, le mie sensazioni, le mie esperienze, cogliere per contro le loro, per poi farli vivere autonomamente. È come educare un figlio: tu puoi dargli tutta la tua conoscenza, le linee guida, l’amore che vuoi, ma poi lui sarà se stesso, si esprimerà col suo vero carattere e osserverà la realtà con i suoi occhi. La spinta vitalistica c’è indubbiamente. I miei personaggi vivono la vita fino in fondo, nella sua essenza più pura. Non si risparmiano: amano, odiano, soffrono, donandosi totalmente al lettore. E forse fanno l’occhiolino a Nietzsche…
Nei racconti c’è molta ironia e altrettanta malinconia. Qual è delle due quella che ti caratterizza di più?
Entrambe. L’ironia è sempre stata la mia forza, un modo per sopravvivere ai naufragi della vita. Se a un certo punto ti ritrovi in mezzo al mare, da solo, senza salvagente, pensare alla vergogna che proverai quando ti ripescheranno vedendo il tuo calzino bucato, non ti salverà, ma almeno ti sarai fatto una risata. La malinconia invece mi è proprio necessaria per fare “mente locale”, per esplorare me stessa, per esprimere i miei sentimenti più profondi.
Perché la forma racconto? In tanti sostengono che sia più facile scrivere un romanzo… Sei d’accordo?
La forma del racconto mi è congeniale. Sono una persona che non gira attorno alle cose, ma va dritta al sodo e così è la mia narrazione. Nel racconto sintetizzo una storia, la riduco alla sua essenza, senza fronzoli e non-necessarie divagazioni o descrizioni. Semplifico anche le parole, i pensieri, perché quello che voglio raccontare deve emergere dai fatti, la leggerezza, l’ingenuità che cerco di dare ai personaggi in realtà hanno lo scopo di mostrarne la complessità, il dramma. Tagliare, limare, eliminare fino a ottenere l’essenza. In questo sta forse la complessità del racconto rispetto al romanzo. Nel romanzo fra trame, sottotrame si può divagare abbondantemente per poi tornare quando vuoi al filo principale. Nel romanzo è concesso questo e apprezzata la capacità di argomentare su piani differenti, avendo tutte le pagine che vuoi a disposizione. Nel racconto no, devi contenere tutto ciò in poche pagine, valutando attentamente ciò che è superfluo. Sotto quest’aspetto il racconto è una sfida. Altra ragione per la quale mi soddisfa scrivere racconti è perché li leggo più volentieri di un romanzo. Sono sempre di corsa e quando riesco a leggere, nel poco tempo a disposizione, mi piace interrompermi conoscendo il finale della storia.
A quando un romanzo?
In realtà l’ho già, ci sto lavorando da tre anni. È un romanzo di formazione. Lo faccio decantare ancora un po’ e poi lo metterò sulla piazza! Il titolo è “Stai lontano da me”, una storia d’amore fondamentalmente, intensa, drammatica, passionale, un amore “terrorista” come l’indole della protagonista, combattuto e sofferto, condito con ironia e a volte distacco, attraverso la narrazione di un ventennio della sua vita. La protagonista che si chiama di Elisa, (nome che do spesso ai miei personaggi femminili, quasi fosse il mio alter ego) cerca di ritrovare se stessa attraverso un incontro importante, mettendosi in gioco completamente, un modo per conoscersi e imparare a scegliere. Fanno da sfondo Milano, Roma, l’Italia intera che si è girata lavorando in tournée teatrali, come attrice e vagabonda durante gli anni di piombo.
Che ruolo ha avuto la Rete nella diffusione dei racconti?
Direi fondamentale. Io nasco come blogger, ne gestivo ben quattro, poi li ho abbandonati perché era diventato un lavoro, comunque grazie a questa esperienza ho capito il potere della rete, della sua comunicazione: la diffusione immediata, la quantità di contatti e d’indirizzi ai quali si può accedere e la velocità delle informazioni. I miei racconti sono usciti prima su riviste letterarie on line, hanno girato per vari blog o forum, per poi approdare al cartaceo. Mai successo il contrario.
Ce né uno a cui sei più legata?
Ce ne sono due. Il primo è il sito (e forum) dell’Anonima Scrittori, un collettivo di autori col quale collaboro da tre anni, con loro faccio eventi, reading, partecipo a manifestazioni e a discussioni sul forum. Adesso stiamo lavorando a un romanzo collettivo “Cronache di un pianeta abbandonato”, con la coordinazione e supervisione di Antonio Pennacchi, premio Strega 2011. L’altro è Undiciparole un collettivo legato alla casa editrice Giulio Perrone che ci ha gentilmente dedicato pure una Collana editoriale. È un forum molto attivo, vivace e sempre pieno di originali iniziative. Io a volte ho difficoltà a stargli appresso!
Cerca con tre parole di convincere i nostri lettori a comprare il libro.
Sole, cuore, amore? Direi senza ironia che ci stanno tutte e tre! Scrivo col cuore, con amore, quindi sono racconti “emotivi”, che hanno l’ambizione di voler comunicare un sentimento e provocare un’emozione. Poi sono particolarmente belli perché conosco bene l’autrice e posso garantire per lei. Compratelo anche ad occhi bendati!
Quali sono i tuoi autori di racconti di riferimento?
Nessuno in particolare. Nella scrittura mi piace cimentarmi in tutti i generi e sperimentare stili differenti, esattamente come succede nella lettura. Se sono allegra posso leggere i racconti di Stefano Benni, mi piace il suo surrealismo e invidio la sua fantasia, se sono triste o malinconica Carver, (tanto per peggiorare la situazione) e se sono stanca E.A. Poe, per ricevere una botta di adrenalina. Questi sono solo alcuni esempi naturalmente, i primi che mi sono venuti in mente. Se ne vuoi altri li devo cercare nella mia libreria. Ho poca memoria.
Progetti futuri?
Beh, intanto promuovere questo libro, poi pubblicare un romanzo. Infine riuscire a consacrare come “evento” il progetto Palchinparco, per stare almeno una giornata all’anno tutti assieme a godere della campagna, ascoltando buona letteratura e musica, circondati da quadri appesi agli alberi, con lo sfondo di un campo di grano.
In bocca al lupo per tutto e speriamo che riusciate a realizzare il sogno di Palchinparco.
I sogni si “devono” realizzare, altrimenti che sogni sono? Grazie ancora a tutti voi.
etichette Almeno mi racconto Daniela Rindi Il foglio Matteo Chiavarone Palchinparco .
mercoledì 18 maggio 2011
presentazione del libro "Almeno mi racconto" il 22/05/11 ad Aprilia /Lt)
presentazione del libro "Almeno mi racconto" di Daniela Rindi
In attesa di scrivere un romanzo “Almeno mi racconto”...
Da questa considerazione nasce il titolo del mio primo libro, una raccolta di racconti di fantasia, con sfondo autobiografico, editi (e non) in cartaceo su antologie collettive o su riviste web. La raccolta è divisa in due capitoli: nel primo, “Microstorie isteriche di donne quasi sane”, il punto d’osservazione ha voce femminile, nel secondo per par condicio, “Microstorie isteriche di uomini quasi sani”, ovviamente quella maschile. Sono emozioni fotografate, istantanee di vita vissuta, elettrocardiogrammi che si rivelano con uno scritto sinottico, secco e incalzante, in un linguaggio moderno, senza enfasi e ridotto alla sua essenza. Almeno così qualcuno ha detto…
“Quel lavoro mi distraeva un po’, mi faceva uscire di casa, ma non nutriva il mio spirito paradossalmente anoressico. Quello continuava a dimagrire, a seccarsi come una foglia caduta. Avevo bisogno di un po’ di linfa, altrimenti mi sarei persa per sempre. Mi licenziai.”
(Tratto da “La donna cannone”)
Dicono di me:
Ego (rivista cartacea di Latina) uscita il 4 maggio
“I quotidiani racconti isterici”
Daniela Rindi conosce l’arte dello scrivere.
E la capacità che ha di trasmettere suggestioni senza forzature, regalandoci intensi spaccati di vita, lo dimostra fino in fondo. Con parole essenziali, concise, in apparenza semplici. In questa prima raccolta c’è un’emozione che ti accarezza senza fronzoli, lasciando sempre un sorriso o una riflessione, malinconia o un forte senso di immedesimazione. Un'unica visione di fatti di vita che viene raccontata da punti di vista opposti come lo sono da sempre quelli dell’uomo e della donna. E nel modo di affrontare le rispettive microstorie isteriche c’è quella differenza che rende soggettivo ogni psicodramma dettato dal quotidiano.
(Michele De Luca)
martedì 3 maggio 2011
8 maggio presentazione di "Almeno mi racconto"
Il libro “Almeno mi racconto” (ed.Il Foglio) e la sua autrice (Daniela Rindi) saranno presenti all’evento “ConTesti Diversi”, la Fiera della Piccola e Media Editoria e delle Librerie Indipendenti, presso le sale di Palazzo Colonna il 07 e 08 Maggio 2011. Presentazione delle edizioni Il Foglio domenica 8 maggio ore 15.30. L'evento è organizzato dal Sistema Bibliotecario Prenestino: http://www.bibliotecheprenestine.it/
venerdì 15 aprile 2011
"Almeno mi racconto" 4 buoni motivi per...
In attesa di scrivere un romanzo “Almeno mi racconto”. Da questa considerazione nasce il titolo del mio primo libro, una raccolta di racconti di fantasia, con sfondo autobiografico, editi (e non) in cartaceo su antologie collettive o su riviste web. La raccolta è divisa in due capitoli: nel primo, “Microstorie isteriche di donne quasi sane”, il punto d’osservazione ha voce femminile, nel secondo per par condicio, “Microstorie isteriche di uomini quasi sani”, ovviamente quella maschile. Sono emozioni fotografate, istantanee di vita vissuta, elettrocardiogrammi che si rivelano con uno scritto sinottico, secco e incalzante, in un linguaggio moderno, senza enfasi e ridotto alla sua essenza. Almeno così qualcuno ha detto…
4 buoni motivi per acquistare e naturalmente leggere il libro di Daniela Rindi (la sottoscritta)“Almeno mi racconto”:
1) Fai contento l’editore e (per altri motivi) anche me.
2) Perché sono belle storie; sorridi, ti commuovi, mediti, o perlomeno è quello che succede alla sottoscritta rileggendosi, e dato che per ora rimane la sola ad avere letto i racconti è anche l’unica, indiscutibile e attendibile fonte.
3) Perché l’autrice, sempre la sottoscritta è molto simpatica, cordiale e non sporca in casa.
4) Perché la lettura fa bene alla salute e rende la pelle morbida, quindi se devi leggere una cosa qualsiasi, entrando bendato nel primo mega bookstore che ti capita, afferrare il primo libro sul banco (Faletti o Ken Follet e solo se sei fortunato Pennacchi) meglio andare dritto al punto d’informazione e ordinare il mio libro con codice isbn. Se non altro io sto facendo uno sforzo personale per convincerti.
4 buoni motivi per non acquistare e naturalmente non leggere il libro di Daniela Rindi (la sottoscritta) “Almeno mi racconto”:
1) Sei anche tu uno scrittore, l’invidia e la gelosia ti attanaglia perché tu scrivi molto meglio di questa Rindi, quindi sei prontamente assalito da un senso di rabbia e ingiustizia che ti porta pure a cancellarla da FB. E pensare che eravate tanto amici…
2) Accidenti! Ti sei appena abbonato alla rivista “PataTina” e devi risparmiare per i prossimi 12 mesi.
3) Perché non leggi mai nulla, neanche le avvertenze e le modalità d’uso dei medicinali ed è per questo che ti sei già fatto 3 lavande gastriche in un anno. Questo a prescindere dalla lettura, ma evidentemente la tua capacità associativa è molto malridotta.
4) Perché non ti piace il disegno di copertina. In questo caso prenditela con Bruno di Marco
(http://bdm-nonsosesopravviveraquestavita.blogspot.com/.)
Adesso, invece di mettere la crocetta sulla risposta giusta (perché poi non m’interessa più di tanto conoscere le tue motivazioni, i miei sono solo dei suggerimenti), fai la cosa giusta: vai a comprare il libro, leggilo e poi se ti è piaciuto scrivimi sul blog:
http://danielarindi.blogspot.com
Se invece non ti è piaciuto non ti disturbare a scrivermi, capisco che hai i tuoi impegni, cose ben più importanti da fare, non mi offenderò. In ogni caso il libro non è rimborsabile.
Appuntamenti:
Il libro “Almeno mi racconto” e la sua autrice saranno presenti all’evento “Contesti Diversi”, la Fiera della Piccola e Media Editoria e delle Librerie Indipendenti. L'evento si svolgerà a Genazzano (Roma) presso le sale di Palazzo Colonna il 07 e 08 Maggio 2011 . Presentazione del Foglio domenica 8 maggio ore 15 e 30.La fiera “Contesti Diversi” è organizzata dal Sistema Bibliotecario Prenestino, gestione associata della Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini . All'interno della manifestazione verranno allestiti appositi stand e spazi a disposizione degli espositori per la vendita e l'esposizione dei testi ma anche per le presentazioni di libri e incontri con gli autori. L'evento sarà inoltre caratterizzato da dibattiti e convegni sulle tematiche relative alla crisi del settore con molti spunti ed idee interessanti per favorire la rinascita della piccola e media impresa indipendente. Lo scopo, chiaramente è quello di promuovere il lavoro che le piccole case editrici svolgono sul territorio e nello stesso tempo promuovere l'attività delle librerie indipendenti.
Daniela Rindi. Nasce a Milano il 29/07/1964. Frequenta seminari di scrittura creativa con Beppe Fiore, Nicola La Gioia e Davide Giansoldati.
Racconti vari vengono pubblicati on line da Booksbrothers, Fernandel, LibriSenzaCarta, Musicaos, Sagarana, Blogosphere, Promesse d’autore, Altra Musa, Terra Nullius, Graphe Edizioni e Anonima Scrittori. In cartaceo pubblica per la Giulio Perrone Edizione, Cicorivolta Edizioni, per Il Foglio Letterario di Gordiano Lupi, Fara Editore, BooksBrothers, Delos Book e Tunuè. Fa parte di vari collettivi di scrittura tra i quali: Anonima Scrittori, Undiciparole con Perrone Lab, P.A.R.A.D e X-Women. Come attrice teatrale lavora con Mario Scaccia, Tino Schirinzi, Gianrico Tedeschi, Ingrid Thulin. Frequenta un seminario con lo scrittore Guido Ceronetti presso il Teatro dei Sensibili: stage sulle Marionette e sul Teatro d’Ombre. Come attrice cinematografica lavora con Federico Fellini, Roberto Benigni, Monica Vitti, Elliott Gould, Catherine Spaak, Carlo Verdone, Lino Banfi, Paolo Villaggio, Renato Pozzetto, Fabio Testi, Nino Manfredi, Ornella Muti, Sergio Castellitto.
Sito internet: http://danielarindi.blogspot.com
E-mail: daniela@specchiopiuma.it
Dove acquistare
Punto vendita su Milano:
Bloodbuster snc - via Panfilo Castaldi, 21- 20124 Milano - Italy - tel /fax (+39) 02 29404304
info@bloodbuster.com - www.bloodbuster.com
Libreria Santeria Interno 4 (via Paladini, 8 -20133- Milano. www.santeriamilano.it
Punto vendita su Roma:
Altroquando - Via del Governo Vecchio, 80 - 00186 Roma - comunica@altroquando.com - www.altroquando.com
Libreria ODRADEK
E' possibile acquistare i libri de Il foglio direttamente dal sito dell'editore: www.ilfoglioletterario.it - e a mezzo mail ilfoglio@infol.it - Spediamo in contrassegno con soli due euro di spese postali, ma si può anche fare un bonifico anticipato o un versamento su ccp 19232586.
Via Ibs www.internetbookshop.it
NDA di Editoria & Ambiente srl (Massimo Roccaforte) - via Pascoli, 32 - 47853 Cerasolo Ausa di Coriano (RN) - Tel 0541682186 - fax 0541683556 - www.nda.net - info@ndanet.it - per FELTRINELLI, INTERNO 4, ARION, LIBRERIE COOP, FASTBOOK, FNCA, MELBOOKSTORE, INTERNET BOOK SHOP, Galla 1880, Mondadori Franchising.
giovedì 31 marzo 2011
"Almeno mi racconto" il mio primo libro in uscita a metà aprile!
Il mio primo libro, una raccolta i racconti per le edizioni "Il Foglio" di Gordiano Lupi, già acquistabile on line! Verrà presentato il 7/8 maggio alla fiera della piccola e media editoria di Genazzano.
La distribuzione è su www.ilfoglioletterario.it. A Roma punti vendita privilegiati: ODRADEK e ALTROQUANDO.
Distributori migliori: NDA - EDIQ e per Roma anche DEMEA CULTURA
sabato 12 marzo 2011
Arriva Palchinparco 2011!
PALCHINPARCO 2011! Al via le iscrizioni!
Ci siamo! Lo staff di PALCHINPARCO è lieto di annunciarvi che siamo pronti ad accogliere le vostre proposte artistiche per l'edizione 2011, che si terrà il 25 giugno prossimo!
Anche quest'anno il verde della campagna pontina farà da cornice ad un momento di condivisione e promozione della creati- vità in tutte le sue declinazioni, offrendo l'imperdibile opportunità di unire il fermento e l'allegra convivialità di un festival artistico con la suggestiva atmosfera del luogo immerso nella natura.
Sei uno scrittore, cineasta, teatrante, musicista, pittore o fotografo in cerca di un'occasione speciale per esibire le tue opere? Allora inviaci le tue proposte!
Partecipare è facilissimo: basta mandare una mail all'indirizzo staff@palchinparco.it contenente le opere che volete proporci attenendovi alle indicazioni specificate nelle singole sezioni a cui desiderate partecipare:
Letteratura
Teatro, Danza
Musica
Video, Proiezioni, Corti
Pittura, Fotografia, Installazioni
Oltre alle vostre opere, che noi valuteremo e selezioneremo, non dimenticate di allegare e compilare in ogni sua parte l'apposita scheda di partecipazione, con le informazioni su di voi e sul materiale propostoci. Avete tempo fino al 30 maggio per inviarci testi letterari, e fino al 15 giugno per video, musica, performances e mostre!
Quest'anno, inoltre, ci sarà una novità: tutti gli ospiti e i visitatori avranno la possibilità di votare i tre migliori testi letterari, il miglior quadro, fotografia, installazione, il miglior video e la migliore esibizione musicale, gli artisti più votati riceveranno in premio l’ambitissimo gadget “Palchinparco”, la pubblicazione sul nostro sito e saranno inoltre invitati a partecipare ad una serata romana organizzata ad hoc (data e luogo verranno comunicati in seguito).
E allora, che aspettate?! Mandateci le vostre richieste di partecipazione!
N. B. Palchinparco è una manifestazione organizzata per opera dell'associazione culturale senza fini di lucro "Golia". Per ragioni legali, chi partecipa all'evento deve risultare aderente all'associazione e pagare una piccola quota di iscrizione.
Per maggiori delucidazioni su ogni aspetto della manifestazione, potete contattarci all'indirizzo:
info@palchinparco.it
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lunedì 28 febbraio 2011
sabato 26 febbraio 2011
mercoledì 23 febbraio 2011
Always tyred mum. L'incipit del mio nuovo romanzetto
Always tyred mum
(Mamma sempre stanca)
“Alle 6.30 sveglia. Un cerchio alla testa mi strizza il cervello, secondo la qualità della sostanza alcolica ingurgitata la sera prima. Terribile emicrania e fatico a superare i sensi di colpa.
Stentatamente mi avvicino ai letti delle bambine e cerco di controllare la mia angoscia, cantando “ trallalero è lunedì!”. Ci vestiamo, mentre mio marito dorme ignorandoci. Colazione, panini merenda, pranzo.
Commissioni nella mattinata: spesa, dottore, lavanderia, comune, banca. Alle 13.30 uscita della piccola, ore 14.00 la grande. Abbondante dispendio di mezz’ore, che riesco a investire leggendo. Pranzo. Meglio una pasta, sugo già pronto.
Compiti, posso servirmi di un doposcuola. Il marito, oltre a dormire, lavora con diligenza. A Cesare quel che è di Cesare. Poi danza o ginnastica, orari diversi e giornate diverse naturalmente. Mi sento un taxi, utile e motivato, ma sempre un taxi. Gli unici commenti nell’abitacolo sono ingiurie e rivendicazioni. Ringrazio.
Intanto sono puntuali alle lezioni. Generalmente finisco col chiudere la saracinesca dell’ultimo discount. Torniamo a casa, il marito, inutilizzabile sul. divano. Ci tocca la solita minestra.
Segnalare a questo punto, come il rintocco del Big Ben, l’ora della buona notte. Sfamati gli orchi, messi a letto, non mi resta che sedermi sul divano. Non ho più fame, preferisco l’alcolico intossicante, per quanto sia una salutista e abbia sulle spalle vent’anni di yoga.
Non serve a un cazzo. Ogni sera, a giorni alterni, la bottiglia mi consacra a buona bevitrice, non ancora alcolista, solo perché mantengo il ritmo.”
Questo potrebbe essere l’incipit del racconto di una giornata qualsiasi di ogni mamma- moglie, un doppio ruolo esplosivo, capace di annientare qualsiasi wonder women post moderna che osi sfidare la sacra e benedetta istituzione della nonna-tata, perché non disponibile o solo per tigna e ha in dotazione per la vita, perché incastrata in un contratto matrimoniale uso capione, un marito con vuoto a perdere. Una “mamma sempre stanca” che per volontà o necessità non ha un posto di lavoro fisso, con orari e stipendio, ma l’arco delle ventiquattro ore completamente a disposizione dei figli e delle esigenze del marito, senza neanche incassare un euro e soprattutto senza previdenza sociale. Una donna irrimediabilmente legata al presente, all’attimo, senza possibilità di pianificare una bella serata con le amiche, una semplice uscita al cinema, per non parlare di un futuro migliore. Questa fascia di donne va dai 30 ai 40/45 anni, non sono più delle ragazzette, molte si sono sposate tardi, fortunatamente, regalandosi gioia e spensieratezza fino all’ultimo momento, fino all’ultimo gradino della chiesa o municipio dove, se la provvidenza fosse intervenuta a tempo debito facendole ruzzolare dalle scale, forse queste donne sarebbero ancora oggi, ma solo per evitare volutamente con ghigno sardonico il bouchet lanciato dalla migliore amica, caduta invece incautamente nella trappola al posto loro.
Queste “mamme sempre stanche”, (da questo momento in poi così verranno definite, magari solo “mamme” per necessità di abbreviazione) sono le protagoniste di questo libro, con le loro avventure, i loro pensieri e i loro sogni, quasi sempre infranti. Un libro che sarà rivelatore di una realtà nascosta, ma non per questo inesistente, una denuncia sincera a vantaggio di tutte quelle mamme che non hanno il coraggio, ma soprattutto il tempo, di rivelare le loro sofferenze, le loro fatiche d’Ercole, che forse non le farà più sentire così terribilmente sole, abbandonate e aliene al mondo reale.
...
martedì 22 febbraio 2011
Il racconto più brutto. La finale!
Ecco l'intera classifica:
1° - SIMONE GHELLI, con PARIGI - 163 punti!!!
2° - Guerrieri e Tagliamonte, con BACHATA - 153 punti
3° - Leonardo Battisti, con IL RICCIO - 152 punti
4° - Carlo Sperduti, con LETTERA CONSEGNATA A MANO A UNA RAGAZZA - 144 punti
5° - Gianpaolo Castellano, con STORIA FUTURA - 142 punti
6° - Lorenz De Bor, con TRA LE BRACCIA DI UN POLIPO - 141 punti
7° - Daniela Rindi, con APOLOGIA - 133 punti
8° - Roberta Angeloni, con LA STATUA DEL BERNINI - 119 punti
9° - Angelo Zabaglio, con ERAVAMO - 110 PUNTI
10° - Alessandro Dezi, con PERSINO CON UN LEGGERO ANTICIPO - 109 punti.
lunedì 14 febbraio 2011
A forza di essere vento- reading e presentazione antologia
Serata dedicata a Fabrizio De André. venerdì 18 febbraio ore 21.00 - 23.30
Luogo: Mangiaparole
Via Manlio Capitolino 7/9 (Metro Furio Camillo) Roma
Letture dal quarto volume della collana Undiciparole, "A forza di essere vento", antologia di racconti liberamente ispirati alle canzoni di De André.
Verranno presentati anche i romanzi "Tutti vivemmo a stento" di A. Dimartino (PerroneLAB) e "Scorze d'arancia" di G. De Donno (PerroneLAB)
Racconti liberamente ispirati alle canzoni di Fabrizio De Andrè
È stato rapido il nostro addio. Mi sono girata e sono andata via. Pensavo in musica mentre immaginavo ancora le tue labbra e il tuo fiato sussurrarmi sulla fronte un’ultima canzone. Non mi sono voltata e tu non mi hai fermata. C’era folla, quel giorno, per la via; c’era il sole e io cercavo il silenzio e l’ombra e un muro a cui appoggiarmi per lasciare uscire le lacrime e trattenere ancora la tua voce e le linee del tuo viso magro, i capelli che ti scivolavano sugli occhi e le tue mani che salivano a riportarli indietro. Continuavi un viaggio che partiva da lontano e proseguiva oltre una linea che non potevo oltrepassare. Io avevo solo una strada da iniziare e mi chiedevo come mi sarei salvata dalla tua assenza, chi avrebbe ascoltato i miei aiuto.
Fabrizio è uno dei pochissimi artisti in grado di mettere d’accordo persone di età, provenienze e vissuti anche molto differenti. E ciò sorprende ancora di più perché accade a dieci anni dalla sua prematura scomparsa. Ognuno di noi ha dovuto vincere il timore reverenziale verso un personaggio di valore assoluto nel panorama musicale italiano. Eppure, benché faticosa, la scelta di ispirarsi alle canzoni di Fabrizio ha lasciato a ciascuno una libertà immensa. La libertà che prende spunto da melodie e parole in grado di unire differenti sensibilità e approcci alla scrittura.
Racconti di: Francesca D’Arrigo, Andrea Masotti, Dirce Scarpello, Costantino Quarta, Giovanna Astori, C. D’Agostino, Vanessa Banfi, Diego Di Dio, Annamaria Trevale, Monica Mezzi, Lita Cassisa, Rosalia Messina, Arianna Lattisi, Maria Alberta Fiorino, Daniela Rindi, Alberto Caprara, Trap, Stefano Mascella, Anna Rita Rappa, Lucia Sallustio.
Tutte le illustrazioni sono di Tiziana D'Este.
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domenica 13 febbraio 2011
Il racconto più brutto. la finale!
Concorso per il Racconto più Brutto: da un'idea di Carolina Cutolo alla realtà!
Ecco i DIECI FINALISTI!!
Credetemi, non è stata impresa facile scegliere tra i brani pervenuti i dieci racconti più brutti che parteciperanno all'attesissima finale. Ma alla fine di una lunga, seria e ridanciana analisi dei testi sono stati selezionati dieci gioielli, dieci concentrati di schifezza, dieci mirabili penne che non solo hanno saputo mettere nero su bianco la propria mediocrità intellettuale (e talvolta addirittura morale), non solo hanno avuto lo stomaco di non cancellare deprecabilmente simili perle una volta consapevoli del freak partorito, ma hanno anche avuto il grande coraggio di partecipare a questo concorso. Una cosa è certa, o si tratta di scrittori rari, perché dotati di una straordinaria capacità di ridere di se stessi, o di lettori (ahimè, rari anch'essi) frustrati dagli eccessivi prezzi di copertina dei libri, che farebbero qualunque cosa, persino umiliarsi pubblicamente, pur di poter acquistare, leggere, possedere e custodire come tesori anche solo alcuni dei più bei libri della storia della letteratura. In entrambi i casi, non ci sono dubbi, si tratta di valorosi eroi.
Ecco dunque i nomi dei finalisti e un breve estratto dal testo che leggeranno durante la serata della finalissima, all'attenzione del pubblico presente in sala che voterà e eleggerà a suo insindacabile giudizio il peggior racconto della serata e, dunque, il vincitore:
Roberta Angeloni, La fontana del Bernini:
- "Sei tu, mio dolcissimo amore, che incontrai vestito di eternità sul ponte che portava in piazza. Ceruleo eri, amore mio, impacciato nelle movenze".
Leonardo Battisti, Il riccio:
- "La natura, insomma, si beava della sua perfezione, quella che gli umani tentavano di contaminare ormai da secoli con il loro stupido egoismo".
Gianpaolo Castellano, Storia futura:
- "Vedi, Kit, alla fine l'ho capito: dopo la missione Pegasus non mi sono uccisa soltanto per poterti a mia volta uccidere un giorno".
Lorenzo De Bor, Tra le braccia di un polipo:
- "Come previsto si eccita, mi trascina verso di lei ansima oddio no… si… la sua mano s’infila dentro i miei pantaloni, panico".
Alessandro Dezi, Persino con un leggero anticipo:
- "Gli sorrisi, voltandomi di lato. Mi divertivano sempre, le fantasie dei bambini…".
Simone Ghelli, Parigi:
- "Seguono i saluti, le spiegazioni. Si mangia e si osservano tutti i rituali di pulizia prima di andare a letto".
Andrea Guerrieri e Patrizia Tagliamonte, Bachata:
- "Quella volta che ballammo in due ma sembrava fossimo tre perchè tu mi piccicavi i piedi ubriaca di vodka addolcito da una pasticchetta di estasy ..oh Lee…".
Daniela Rindi, Apologia:
- "No Gesù, troppo chiaramente fai vedere che non ti sei curato mai dei giovani e dimostri bene la tua assoluta noncuranza per ciò per cui mi hai trascinato davanti al tribunale".
Carlo Sperduti, Lettera:
- "Ti rendi conto che questo momento è già passato, che già non esiste più? Ti rendi conto che tutto ciò che abbiamo fatto non esiste e non esisterà?"
Angelo Zabaglio, Eravamo:
- "Realizzo che era il caso mettere nello stereo mettere dicevo qualche cosa di caraibico alla lontana non balli scatenanti e di gruppo ma quei brani regghe elettrici che ti fanno viaggiare magari sentire il vento che accarezza la sabbia e la solleva con la purezza della sua mano".
Siete curiosi di sapere fin dove sono stati capaci di spingersi i nostri autori in questi dieci straordinari obbrobri? Volete scoprire dal vivo a chi sarà assegnato l'ambito premio nonché il titolo di autore del racconto più brutto? Accorrete numerosi a questa imperdibile serata, sarete voi a votare e decidere il vincitore!
Vi aspettiamo giovedì 24 febbraio alle 21:30 presso l'Hula Hoop Club (via L. F. De Magistris 91/93 a Roma, zona Pigneto). L'ingresso è gratuito con tessera (2 euro).
E soprattutto...
...che vinca IL PEGGIORE!!
martedì 25 gennaio 2011
I racconti degli altri. 3/3/11 alla libreria Eternauta
martedì 4 gennaio 2011
Baratto libri e reading liberi
I Love Swapping
"Book Roma Swap"
Baratto di libri e reading liberi
Domenica 9 gennaio 2011
dalle ore 16
alla "Galleria degli Zingari" in via degli Zingari 52 - Roma
Ingresso libero
Avete libri da scambiare?
Portateli, fateli valutare all'entrata dalla giuria che verificherà il valore e la qualità effettiva di ogni cartaceo e scambiate libri letti con quelli che vi interessa leggere. Invece di comprare libri, potete scambiarli!
E' gradita la prenotazione ai banchetti per chi ha più di 30 libri da scambiare.
L'evento è organizzato dall'Associazione Culturale e Nazionale " You Artista "in Collaborazione con "Degli Zingari Gallery ", libreria "L'Eternauta" di Roma e "Radio Onda Rossa".
Non si farà vendita.
La Libreria "L'Eternauta", via Gentile da Mogliano, 184 a Roma, farà uno sconto del 10% sull'acquisto di libri a tutti coloro che si presenteranno al negozio facendo il nome della Galleria degli Zingari o che presenteranno la tessera dell'associazione culturale You Artista.
Per info : associazione.youartist @ gmail.com
Vi saranno letture di: Luciana Cameli, Alessandro Dezi, Alessandra Amitrano, Carlo Sperduti, Daniela Rindi, Angelo Zabaglio e Other.
www.youartist.info - www.deglizingari.it - www.librerialeternauta.it - www.ondarossa.info
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